Alberto Parise MCCJ

Introduzione

Nel 2015, anno dell’Accordo di Parigi sul clima, papa Francesco pubblica l’enciclica Laudato si’ (LS). È un documento molto articolato e complesso, che non ha mancato di riscuotere molti apprezzamenti negli ambienti delle COP sul clima, oltre che ispirare un movimento globale cattolico per il clima. Ma non si tratta semplicemente di un’enciclica “verde”: assume una prospettiva sistemica attraverso il paradigma interpretativo e operativo della “ecologia integrale”. Come sottolinea Costa (2016), questo paradigma è fondato sulla consapevolezza che tutto è connesso e si articola in quattro aspetti principali.

Anzitutto, si tratta di un paradigma per una lettura integrata dei fenomeni. Per comprenderli, è necessario superare indebite semplificazioni e letture riduttive della complessità della realtà. La dimensione ambientale non può essere separata da quella economica, sociale, culturale, politica e della vita quotidiana. L’ecologia integrale permette di riconoscere ed analizzare l’interconnessione di fenomeni quali, ad esempio, il riscaldamento globale e le migrazioni, l’inquinamento ed il lavoro (LS 25), la vivibilità e la bellezza degli spazi urbani (LS 150), e così via.

Ed ancora più in profondità, questo paradigma permette di cogliere la crisi ecologica come effetto della crisi etica, culturale e spirituale della modernità (LS 119). Se le cause immediate della crisi climatica sono da ricercarsi nell’insostenibilità di un modello di sviluppo lineare ed estrattivo, basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, e negli stili di vita consumistici, alla radice di tale sistema troviamo una antropologia inadeguata (LS 118), che riduce l’essere umano a homo oeconomicus e il creato ad una risorsa da sfruttare, tra la cultura dello scarto – che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura (LS 21) – e l’indifferenza verso il grido della terra e il grido dei poveri (LS 49).

In secondo luogo, l’ecologia integrale implica il dialogo tra prospettive diverse, per una visione integrale ed integrante. Qui non si tratta solo di superare la frammentazione ed isolamento disciplinare delle scienze, che restano uno strumento fondamentale da cui oggi non si può prescindere. Ma anche di integrare altri saperi, come le tradizioni culturali-spirituali dei popoli originari e la saggezza etica ed umanistica delle tradizioni religiose. Si tratta di superare anche il riduzionismo del paradigma tecnico-scientifico, o “tecnocratico”, che tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica, in quanto l’economia, che oggigiorno domina sulla politica, assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, a prescindere da eventuali conseguenze negative per l’essere umano e l’ambiente (LS 109). Il paradigma tecnocratico come tale, del resto, risulta affatto inadeguato a risolvere la crisi climatica, in quanto «la tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri» (LS 20).

L’ecologia integrale, inoltre, è anche uno stile di vita. Cogliere la realtà come un tutto interconnesso, in relazione, significa avere uno sguardo contemplativo, capace di cogliere la realtà come mistero che non si può dominare. La relazione intrattiene anche la dimensione emotiva, attitudinale, valoriale, etica; coinvolge il senso della vita ed il modo di vivere che ne consegue, e quindi anche le scelte concrete, buone pratiche, da quelle piccole della quotidianità a quelle collettive che informano le politiche a diversi livelli. Condizione per l’efficacia degli interventi, afferma l’enciclica, sono la tenerezza, la compassione, la preoccupazione, tutte dimensioni fondamentali del “prendersi cura”.

Infine, questo paradigma propone anche un percorso di trasformazione, la ricerca di nuove vie che permettano all’umanità di collaborare responsabilmente alla cura della casa comune. L’orizzonte è quello di una transizione da una società dell’accumulo e dei consumi, ad una società della cura. L’enciclica sottolinea che «di fronte alla crescita avida e irresponsabile che si è prodotta per molti decenni, occorre pensare pure a rallentare un po’ il passo, a porre alcuni limiti ragionevoli e anche a ritornare indietro prima che sia tardi. Sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre più, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana. Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti». (LS 193)

Condizione di un simile percorso di trasformazione è una trasformazione culturale e spirituale: serve un modo diverso – da quello oggi dominante – di vedere il mondo, di relazionarsi, di vivere in pienezza. Per questo l’enciclica dedica interamente il suo ultimo capitolo alla «Educazione e spiritualità ecologica», sottolineando che «molte cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare. Manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Questa consapevolezza di base permetterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita. Emerge così una grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione». (LS 202)

A cinque anni dalla pubblicazione dell’enciclica, in considerazione di una crisi climatica sempre più grave, papa Francesco ha rilanciato il messaggio dell’enciclica con l’indizione dell’anno speciale del 5° anniversario della Laudato si’. In quel contesto, la comunità dei missionari comboniani a Roma ha assunto la sfida e realizzato un percorso educativo nel proprio parco per promuovere una conversione all’ecologia integrale.

Il Parco Laudato si’: tradizione di riferimento, approccio e dinamica pedagogica

La progettazione di questa esperienza educativa è ispirata dalla stessa enciclica, non solo per i contenuti, ma anche per il modo di porsi di fronte a questa realtà, di coinvolgersi e di interagire. Ovviamente, trattandosi di un percorso in un parco, che generalmente porta all’incontro con persone sempre diverse – sia nel senso delle loro individualità che in quello di nuovi visitatori – siamo consapevoli dei grandi limiti entro cui operiamo. Non è possibile trattare tutti gli aspetti rielaborati nell’enciclica, né approfondirli in modo sistematico. Per fare questo bisognerebbe sviluppare una sorta di corso di lunga durata. Ma abbiamo voluto metterci in gioco a fronte di una sfida comunicativa del nostro tempo, caratterizzato da tempi brevi e discontinuità, piuttosto che da profondità e continuità. Ci siamo resi conto, infatti, che le nostre pratiche di educazione popolare in genere presuppongono un’appartenenza e percorsi continuativi nel tempo, condizioni che oggi difficilmente si verificano. Come offrire, allora, la possibilità di aprirsi ad una nuova prospettiva per un mondo sostenibile, in condizioni praticamente antitetiche a quanto siamo abituati? E più ancora, come invitare efficacemente ad attivarsi per un cambiamento?

In primo luogo, è opportuno riflettere sul tipo di trasformazione che stiamo cercando. Non si tratta di un qualche cambiamento – anche importante – per ridurre le emissioni di gas climalteranti o per proteggere la biodiversità. Come la LS mette in luce, il mondo ha bisogno di un cambiamento sistemico e questa è una sfida epocale. Al di là dei vari interessi e resistenze di chi beneficia del sistema attuale, il problema è che siamo tutti parte di tale sistema, tutto è collegato ed è molto difficile cambiare l’inerzia di un mondo che continua ad accelerare nella direzione dell’insostenibilità ambientale e dell’ingiustizia sociale. La sfida non è soltanto quella del cambiamento delle strutture socio-economiche, ma è anche culturale, in quanto ci sono ideologie che giustificano e sostengono lo status quo. Per questo la sfida educativa è cruciale per il cambiamento e si articola, nel solco della tradizione profetica biblica (Brueggemann 1978), in due dimensioni: da un lato decostruire le false pretese ideologiche che sostengono il sistema; dall’altro, immaginare un mondo diverso ed energizzare delle comunità che promuovano l’alternativa. In altre parole, c’è un doppio movimento di presa di coscienza ed attivazione per una trasformazione sociale.

L’approccio scelto per facilitare tale processo è quello dell’ecologia integrale, con le sue quattro caratteristiche che abbiamo discusso all’inizio. In breve, il percorso integra:

= esperienze sensoriali per facilitare la riconnessione con il creato e con la propria interiorità;

= la stimolazione di una consapevolezza critica delle crisi epocali che viviamo, a partire da quanto sperimentato personalmente e collettivamente – nella linea della pedagogia critica di Paulo Freire (2022) e dell’apprendimento trasformativo di Mezirow (1995), le situazioni di crisi rappresentano un punto di partenza privilegiato per una trasformazione personale e sociale1;

= esercizi di meditazione e ascolto per aprirsi all’inedito;

= approfondimenti tematici in prospettiva ecosistemica, per una presa di coscienza della situazione globale e dei meccanismi sottostanti, demistificando le false pretese del sistema dominante;

= un dialogo di prospettive, da quella scientifica a quelle di varie culture, coinvolgendo attivamente i partecipanti;

= proposte di azione, sia a livello personale – ripensando al proprio stile di vita – che collettivo, come impegno per una trasformazione sistemica.

La dinamica pedagogica che tiene assieme queste componenti si fonda sulle dinamiche dell’incontro di umanità, osservate lungo oltre un ventennio di esperienze missionarie di educazione popolare in Kenya e in Italia. È una scelta che si sposa con la natura del percorso Laudato si’ nel parco, che consiste in un incontro di vite, culture e personalità: un incontro che diventa occasione di una presa di coscienza illuminante e di seminare un seme di speranza, che possano in futuro crescere e portare frutto.

L’architettura dell’incontro

La metodologia si basa sull’osservazione che ci sono una sorta di strutture invisibili che facilitano l’incontro, l’esperienza di fraternità e la costruzione di un cammino condiviso. In particolare, si attivano cinque dinamiche interdipendenti: evocare l’umanità, facilitare la partecipazione, trascendere le differenze, ascoltare in profondità e prendersi cura.

1. Evocare umanità: lungo il percorso proponiamo attività che tendono a far emergere l’umanità dei partecipanti, con un senso di gratuità, di donazione. Ad esempio, poniamo particolare attenzione all’inizio a dinamiche di presentazione, in un clima di accoglienza reciproca, di riconoscimento. Questo crea un clima di accoglienza, sicurezza e contribuisce a liberare la generosità e creatività dei partecipanti. Avanzando nel percorso, questa dinamica si arricchisce ulteriormente attraverso momenti di condivisione personale, auto-narrazioni e condivisione di esperienze trasformative. Si instaura uno scambio che non è mai scontato, anzi, è ogni volta diverso, unico. Le aperture e auto-rivelazioni dei partecipanti si invitano e richiamano a vicenda, e ci si ritrova, come d’incanto, su una “terra sacra”, di fronte al mistero di un’umanità condivisa.

2. Facilitare la partecipazione: l’impiego di metodologie partecipative intende promuovere il coinvolgimento dei partecipanti, liberare la loro energia creativa e costruire relazioni più significative. Si intende promuovere un processo di apprendimento partecipativo, in cui tutti contribuiscono alla scoperta del mondo e alla costruzione di significato. Questo viene facilitato in vari modi: in alcuni momenti, ad esempio, si attiva una dinamica dialogica derivata dalla maieutica reciproca di Danilo Dolci – “un processo di esplorazione collettiva che prende, come punto di partenza, l’esperienza e l’intuizione degli individui” (Dolci, 1996) – attraverso domande generative ed un dialogo rispettoso, opportunamente moderato; in altri momenti si mette in gioco una dinamica simbolica, a partire dall’osservazione ed interazione con delle installazioni realizzate lungo il percorso. Un’altra possibilità è data da un’applicazione del metodo psico-sociale di Paulo Freire, partendo da materiali che presentano delle situazioni di vita che il gruppo analizza e poi relaziona al proprio ambiente vitale ed esperienza. Tutto questo facilita il coinvolgimento e la scoperta di nuove possibilità e invita a fare scelte per influenzare il cambiamento.

3. Trascendere le differenze: ogni dialogo aperto alla diversità ed a prospettive differenti genera spiazzamenti, disagi e contrasti. Questo è inevitabile, anzi, se non avviene significa che non c’è ancora stato un reale ingaggio con la diversità. Le diversità non vanno annullate o livellate, ma accolte e rispettate, nella consapevolezza che la difficile ricomposizione – senza cancellare le differenze – può avvenire solo ad un livello superiore, dove possiamo comunque riconoscere l’umanità che ci accomuna, un senso di mutua appartenenza e di un destino comune. È possibile costruire assieme un orizzonte condiviso, in cui ciascuno possa riconoscersi pur rimanendo diverso. Quando riceviamo gruppi eterogenei, con persone che hanno storie e retroterra molto diversi, cerchiamo di attivare queste dinamiche attraverso la condivisione dei partecipanti stessi; in ogni caso, essendo missionari con molti anni di servizio in varie parti del mondo, incontri ed esperienze trasformative con culture e mondi diversi, possiamo condividere questi elementi a partire dai nostri percorsi e così rievocare simili vissuti nei partecipanti.

4. Ascoltare in profondità: l’ascolto reciproco è un aspetto fondamentale di un percorso che fa del dialogo il proprio asse portante. Da parte dei facilitatori che accompagnano i visitatori, tuttavia, è importante cogliere quello che si muove nel cuore dei partecipanti, apprezzarlo e farlo emergere. Lungo il percorso vengono proposti dei momenti di contemplazione del creato e degli esercizi di ascolto della propria interiorità, che facilitano una auto-consapevolezza emozionale e l’emergere dal profondo di intuizioni, ispirazioni e aspirazioni.

5. Prendersi cura: questa dinamica è di fondamentale importanza nel nostro caso, considerato che l’orizzonte di riferimento è l’emergere di una società della cura. Il prendersi cura delle persone, del creato, delle istituzioni, delle situazioni che incontriamo quotidianamente riconnette con il mistero della vita, restituisce bellezza e pienezza al vissuto, introduce alla gioia del Vangelo. La varietà di proposte di cura che vengono presentate, sia a livello personale che collettivo, dal Parco Laudato si’ stimolano e sollecitano i visitatori, nella speranza che ciascuno possa trovare un punto di partenza per il proprio cammino. In genere, i visitatori sono di passaggio e manca un riscontro sull’influenza che la visita esercita nel loro vissuto. Tuttavia, ci sono anche casi in cui dalle visite nascono dei partenariati con gruppi e associazioni, condividendo nuovi percorsi e iniziative. È il seme gettato che germoglia e che porta frutto, rimettendoci in gioco con impegni nuovi da seguire ed accompagnare.

Il percorso del Parco Laudato si’

In concreto, il percorso si snoda attraverso sette stazioni. La prima, alla partenza, funge da introduzione, in cui ci si conosce e si presenta la storia, la motivazione e la dinamica del percorso. Si cerca di creare un’atmosfera di accoglienza, ascolto e dialogo; allo stesso tempo, i facilitatori che accompagnano il gruppo cercano di cogliere aspetti che possano aiutare i partecipanti a connettersi con i temi e le proposte del Parco. Si cerca di cogliere quali siano le competenze di cui ciascuno è portatore, per sollecitarle e farle mettere in gioco durante la visita. Le dinamiche che vengono adottate possono cambiare a seconda del gruppo, in considerazione di età, retroterra, esperienza e così via. Una cosa, ad esempio, è interagire con ragazzi o adolescenti, un’altra con dei pensionati.

Le sei stazioni che seguono sono l’occasione per presentare alcune delle tematiche attinte dalla Laudato si’: l’interconnessione del tutto, l’ecologia integrale e il tema dell’energia, l’impronta ecologica e gli stili di vita, la terra e l’acqua, l’economia circolare e la riduzione dei rifiuti, ecologia e missione.

Ogni tematica viene introdotta da un’esperienza sensoriale, utilizzando anche delle installazioni che facilitano tale esercizio, seguita dalla moderazione di una riflessione collettiva. Oltre ai cinque tradizionalmente riconosciuti (udito, vista, gusto, olfatto, tatto) sollecitiamo anche la cinestesia e l’equilibrio. In alcuni casi, l’esercizio sensoriale viene usato come catalizzatore di piccole esperienze di contemplazione, come per esempio nell’esercizio di ascolto dei suoni del parco, o dalla percezione tattile ed olfattiva di erbe aromatiche, o, alla fine del percorso, l’esperienza di cammino in un labirinto, secondo la tradizione spirituale cristiana che risale al medio evo. Tuttavia, l’aspetto sensoriale viene continuamente richiamato durante gli spostamenti nel parco, in un dialogo informale che ha lo scopo di invitare i partecipanti a condividere le proprie conoscenze ed esperienze della natura.

Il taglio che viene dato a ciascuno dei temi proposti può essere diverso, a seconda del gruppo con il quale si interagisce. Si mettono in gioco esperienze e vissuti in relazione alle tematiche, in modo dialogico e si arricchisce la condivisione con la presentazione di qualche contenuto di approfondimento. In alcuni casi, facciamo uso di giochi ed esercizi mirati per accostarci in modo accessibile e divertente a concetti complessi come, ad esempio, l’impronta ecologica.

Ad ogni tematica, infine, corrisponde l’esplorazione di possibili corsi di azione in risposta alle sfide epocali che viviamo, come già detto, tanto a livello personale quanto collettivo, ance attraverso la condivisione di storie di buone pratiche ed esperienze da varie parti del mondo.

Al termine del percorso, si dà spazio ad una condivisione sull’esperienza nel parco, per una riflessione su ciò che ciascuno si porta a casa da questa esperienza e un’assunzione personale di responsabilità per ciò di cui ognuno desidera dare seguito.

Conclusione: un cammino in costruzione

La proposta educativa del Parco Laudato si’ non ha pretese di esiti appariscenti, nella consapevolezza delle limitazioni di una così piccola esperienza. Ciò nonostante, si presenta come un piccolo incontro di umanità che getta un seme di conversione ecologica in vista di uno sviluppo della convivenza sociale e dell’edificazione di un popolo in cui le differenze si armonizzino nell’elaborazione di un progetto comune. Come ci ricorda la Laudato si’, «dalla metà del secolo scorso, superando molte difficoltà, si è andata affermando la tendenza a concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune. Un mondo interdipendente non significa unicamente capire che le conseguenze dannose degli stili di vita, di produzione e di consumo colpiscono tutti, bensì, principalmente, fare in modo che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni Paesi. L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune» (LS 164).

Le dinamiche adottate nelle attività del Parco Laudato si’ indirettamente introducono i visitatori all’esperienza di quei quattro principi che, nella Evangelii gaudium (EG 222-237), papa Francesco addita come riferimento essenziale per la costruzione di un simile progetto comune. Il primo principio, “il tempo è superiore allo spazio”, sottolinea l’importanza di avviare processi, costruire percorsi, accettando i limiti che si vivono in uno spazio circoscritto, senza l’ossessione dei risultati immediati. Di fronte a sfide enormi, che possono facilmente scoraggiare l’impegno, è fondamentale mantenere la tensione fra la congiuntura del momento e della visione che ci apre al futuro come sogno che attrae: «Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci» (EG 223).

“L’unità e superiore al conflitto” è il secondo principio, che sottolinea come il percorso non può mai essere senza asperità, in quanto le differenze generano conflitto, ma questo è parte della strada per costruire una comunione nelle diversità, una solidarietà nell’apprezzamento della dignità e umanità di ciascuno (EG 228). Quindi viene il principio che “la realtà è più importante dell’idea”: partire dalla realtà, dall’esperienza, è la strada per mettere in discussione ideologie e false verità che puntellano e giustificano strutture socio-economiche ingiuste. Senza dimenticare che non aiuta rimanere nell’alveo delle pure idee, delle idealizzazioni, dell’immagine; al contrario, è necessario assumere concretamente ed operativamente la realtà.

Infine, viene il principio per cui “il tutto è superiore alla parte”, che papa Francesco ama rendere plasticamente con l’immagine del poliedro, «che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità» (LS 236). Si tratta di esempio che illustra l’unità nella diversità: «una persona che conserva la sua personale peculiarità e non nasconde la sua identità, quando si integra cordialmente in una comunità, non si annulla ma riceve sempre nuovi stimoli per il proprio sviluppo» (LS 235). Questo ci dice anche che non si deve essere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari, ma capaci di allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande. Ed allora, si lavora nel piccolo, con ciò che è vicino, però con una prospettiva più ampia.

L’esperienza educativa del Parco Laudato si’ incarna questi quattro principi nell’orizzonte immenso della costruzione di una massa critica, un popolo solidale con tutta l’umanità e la sua casa comune, per una trasformazione del mondo alla ricerca di un diverso e sostenibile modello di sviluppo.

Riferimenti bibliografici

Brueggemann Walter, 1978, The prophetic imagination, Fortress Press.

Costa Giacomo, 2016, “Laudato si’: quale cura della casa comune? Dalla realtà, all’azione”, Seminario di studio sulla Custodia del Creato, Roma, 18 marzo.

Dolci Danilo, 1996, La struttura maieutica e l’evolverci, Scandicci, La nuova Italia,

Francesco, 2013, Evangelii gaudium, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano.

Francesco, 2015, Laudato si’, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano.

Freire Paulo, 2022, Pedagogia degli oppressi, EGA-Edizioni Gruppo Abele.

Mezirow Jack, 1995, “Transformation theory of adult learning”, in M.R. Welton (a cura di), In defense of the lifeworld, 39-70. New York: SUNY Press.

1Nel modello psicosociale di Freire la trasformazione personale e sociale sono strettamente interconnesse e avvengono quando gli oppressi riflettono e agiscono sulle ingiustizie economiche e socio-politiche che li riguardano. D’altra parte, la trasformazione personale è necessaria anche nei confronti della frammentazione personale e sociale, che si verifica facilmente quando le persone vivono situazioni che semplicemente non si adattano o non hanno senso all’interno della loro visione del mondo. La reintegrazione personale richiede un auto-esame dei sentimenti e una valutazione critica dei presupposti. Ci vorrà la fase della riflessione per esplorare e discernere su una nuova visione del mondo, compresi i ruoli, le relazioni e le azioni, provarli e alla fine trovare un nuovo senso di identità, significato e integrazione (Mezirow 1995, 50).

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