Mi sembra che l’interpretazione della parabola del buon samaritano da parte di Papa Francesco sottolinei che la Fratelli Tutti è una proposta di missione. I banditi lungo la strada non sono solo quelli che attaccano fisicamente la persona ferita che giace a terra. Sono banditi lungo la strada anche coloro che passano oltre lasciando la persona a trascorrere la vita come un emarginato (FT 68), coloro che sono indifferenti alle sofferenze della vittima. Questo è nuovo nell’interpretazione di questa pericope biblica. Il messaggio è che di fronte alle sofferenze umane ci sono due categorie di persone, quelle che danno una mano e le altre che non si interessano (FT 70). Indipendentemente dalla nostra religione, siamo chiamati a scegliere la fraternità umana come motivo di solidarietà e di relazione.
Questa lettura dei passanti come carnefici può suonare come un giudizio severo, ma riecheggia bene l’idea espressa nella storia di Giuseppe nell’Antico Testamento. I fratelli di Giuseppe nel loro disegno di eliminarlo si accordano su cosa dire al padre che qualche animale selvatico ha divorato Giuseppe… (Gen 37, 20). Essi danno ironicamente un’immagine descrittiva negativa di tutti coloro che decidono di sbarazzarsi di un loro simile.
Anche se i riferimenti biblici alle storie di fratellanza ritraggono un campo di conflitto piuttosto delicato, la fraternità emerge come un piano chiaramente divino fin dall’inizio. Viene presentata come una delle pietre angolari e fondanti di una nazione. In effetti, la nazione di Israele come voluta da Dio è fondata su dodici fratelli, i figli di Giacobbe.
Papa Francesco dice che l’incontro tra lui e il Grande Imam Ahmad Al-Tayyib è stata una delle esperienze ispiratrici di questa lettera enciclica (FT 5). Per chiunque conosca la realtà del Ciad, la citazione di questo incontro fa emergere la grande sfida di ridurre il divario tra il nord definito musulmano e il sud cristiano. Il dialogo interreligioso è una vera priorità della missione in Ciad, ma deve ancora essere ben strutturato e formulato nella nostra pianificazione pastorale annuale. Dobbiamo ancora prendere decisioni coraggiose per attrezzarci in modo adeguato e completo in questo campo.
Penso che non sarebbe sbagliato dire che lo spirito di tutta questa lettera enciclica è ben riassunto nel Salmo 133,1- Quanto è buono, quanto è bello vivere come fratelli tutti insieme! Questo Salmo sottolinea che lo spirito di fraternità è di natura sacra proprio come la consacrazione sacerdotale di Aronne.
In una realtà di un paese senza sbocco al mare come il Ciad dove l’interdipendenza, la connettività e la mobilità sono sinonimi di sopravvivenza, la Fratelli Tutti è l’espressione di un profondo desiderio che il sogno di una fraternità regionale e perché no globale senza egoismi possa diventare realtà.
In un contesto socio-politico di impunità, corruzione, incertezza politica voluta, insicurezza, conflitto permanente tra gli agricoltori sedentari e i pastori nomadi, la Fratelli Tutti è un grido per il ripristino dell’ordine sociale per noi qui in Ciad. Sì, la Fratelli Tutti è una proposta di un nuovo progetto sociale basato sulla forte convinzione che siamo una cosa sola. Alla luce di questo, possiamo giustamente dire che la Fratelli Tutti è una preghiera per la responsabilità reciproca e la preoccupazione per gli altri. La risposta implicita alla domanda di Caino: sono io il custode di mio fratello?, trova una risposta affermativa a gran voce: Sì, tu sei il custode di tuo fratello!
Nella parabola del figliol prodigo, il figlio maggiore, rivolgendosi a suo padre, parla di “questo tuo figlio”. Cerca implicitamente di negare la relazione che unisce i tre. Ma il padre interviene rapidamente riaffermando qui “tuo fratello” (cf. Lc 15,30). Questa è la nostra missione, intervenire rapidamente e riaffermare la fraternità umana ogni volta che è minacciata.