Dopo aver riflettuto sulle chiusure che caratterizzano il nostro tempo, papa Francesco ci invita a pensare e generare un mondo aperto. Si tratta di un’altra logica, basata sulla realtà dell’essere pienamente umani, che si realizza nell’incontro con gli altri. La persona umana è aperta ai legami: nella sua stessa radice abita la chiamata a trascendere se stessa nell’incontro con gli altri. L’amore ci fa tendere verso la comunione universale.
Le crescenti interconnessioni e comunicazioni a livello globale ci rendono più consapevoli dell’unità e della condivisone di un unico destino delle Nazioni della terra. Non c’è progresso se si lascia indietro qualcuno e le esclusioni, le periferie non sono solo geografiche ma anche esistenziali (per esempio gli anziani, le persone con disabilità, le vittime di razzismo). Ogni essere umano ha diritto a vivere in dignità e a svilupparsi integralmente.
Questo comporta da un lato una partecipazione attiva alla comunità civile ed internazionale; dall’altro, una solidarietà che deriva dal saperci responsabili della fragilità degli altri e la ricerca di un destino comune. Solidarietà
“è pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. È anche lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della terra e della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. È far fronte agli effetti distruttori dell’Impero del denaro […]. La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia, ed è questo che fanno i movimenti popolari”. (FT 116)
Anche la cura della casa comune che è il pianeta rientra è un’espressione di servizio e della corresponsabilità per lo sviluppo di tutti. La pace reale e duratura è possibile solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana.
I diritti inalienabili della persona, i diritti sociali e dei popoli sono fondamentali per la sussistenza ed il progresso, ma sono cosa ben diversa dalla rivendicazione di diritti individualistici, che cela una concezione della persona staccata da ogni contesto sociale e antropologico. Tale prospettiva porta ad un individualismo radicale, intimismi egoistici e un’organizzazione sociale autodifensiva e auto-referenziale. Se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e violenze.
Il mondo esiste per tutti, nasciamo tutti con la stessa dignità e, nella tradizione cristiana, vediamo la destinazione comune dei beni creati, che è il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale. Il diritto alla proprietà privata è un principio secondario e derivato dal primo. Nessuno dunque può rimanere escluso a causa dei privilegi di altri.