Il tempo che viviamo ha bisogno di “eroi del futuro” (FT. 202), ce lo ricorda Papa Francesco nella Enciclica “Fratelli tutti” (2020), soprattutto nel capito VI, dove viene smantellata la concezione di una convivenza globale, basata su principi, paradigmi e scelte concrete che creano “isole felici e fortificate” solo per alcuni, gelosi dello standard di vita raggiunto, pronti ad attaccare o prevenire eventuali aggressioni da parte di miliardi di persone che sono escluse dalla possibilità di vivere una vita degna.
Questo modo di organizzare la convivenza in una casa, che diciamo comune, non può, né deve continuare. Non si può accettare la discriminazione della grande maggioranza della popolazione mondiale a favore di una piccola parte dell’umanità. Si rischia il futuro senza un percorso per la pace sociale tra le persone e tra i popoli, possibile solamente se adottiamo uno stile di vita che promuova l’amicizia sociale.
La chiave fondamentale per vivere questa amicizia sociale è il dialogo, con le sue peculiarità e iniziative da prendere. “In una società globale, il dialogo è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che deve essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale” (FT 211).
L’obbiettivo è quello di siglare un “patto sociale” ma anche un “patto culturale”. Se da una parte è necessario promuovere la dignità di ogni persona (FT 207) e la salvaguardia dei beni comuni; è altrettanto necessario aprirsi anche all’analisi della realtà e alla convivenza umana e sociale con approcci differenziati. Non si può accettare come paradigma di analisi quello tecnico-scientifico, come unico ed esclusivo; come l’unico determinante, sminuendo il valore morale delle scelte e le caratteristiche della giustizia e favorendo i propri interessi.
Giustamente il Papa avverte che la pace sociale è “laboriosa e artigianale” (FT 217). Il dialogo è uno stile di vita che si esplicita nell’arte dell’incontro (FT 215), con dei passi concreti da dare e degli atteggiamenti da adottare. Il “realismo dialogante” (FT 217) per vivere l’amicizia sociale è descritto da Papa Francesco con una serie di verbi di movimento e di prossimità: “Avvicinarsi, esprimersi, ascoltarsi, guardarsi, conoscersi, provare a comprendersi, cercare punti di contatto, tutta questo si riassume nel verbo dialogare”. (FT 198).
Ma è anche necessario convincersi di non prendere la propria identità culturale in senso monolitico, ma essere disposti a rinunciare ad alcuni aspetti in vista del bene comune. Difatti la fedeltà all’osservanza dei propri principi deve riconoscere all’altro lo stesso diritto di restare fedele ai suoi.
Se la chiave per la pace sociale è il dialogo, l’approccio sarà la gentilezza, che non è da prendere come un atteggiamento borghese e di facciata, ma espressione di fiducia verso l’altro, difatti: “la gentilezza è la liberazione della crudeltà che a volte penetra nelle relazioni umane (…) La pratica della gentilezza presuppone stima e rispetto” (FT 224).
I suggerimenti di Papa Francesco si dirigono a tutta l’umanità, ma in modo particolare all’’Occidente e al continente Europeo, che si organizza sempre più come fortezza e indifferente dinanzi alla sofferenza del resto dell’umanità. La cronaca scritta e multimediale sciorina quotidianamente dati di respingimenti, di esclusioni, di naufragi, di muri che ostacolano la circolazione della persone. Il Mar Mediterraneo, chiamato “Mare Nostro” già dai Romani, oggi è diventato cimitero di barconi e di migranti. Ecco perché è necessario un sussulto di vergogna e un rinnovato impegno per una evangelizzazione nuova per tutto il continente Europeo.
Sarà questo uno degli obiettivi dell’evento in programma a Firenze dal 19 al 27 febbraio 2022, che vedrà riuniti Vescovi e Sindaci dell’Europa, Medio Oriente e Nord Africa, che si affacciano sul Mediterraneo, non come barriera di divisione e di esclusione, ma come opportunità di scambio e di reciproco aiuto per la costruzione di una pace sociale; fare del Mediterraneo una frontiera di pace.
A tutti i missionari e missionarie l’appello a spendersi sempre di più e sempre meglio a sostenere e incoraggiare quelle persone che papa Francesco chiama “eroi del futuro”, i quali “saranno capaci di spezzare quella logica malsana e decideranno di sostenerecon rispetto una parola carica di verità, aldilà degli interessi personali” (FT 202).
Ma non solo! La missione in Europa chiama tutte le chiese del Continente alla promozione del dialogo inter religioso, al dialogo interculturale, al dialogo fra le persone e fra le generazioni. Un dialogo sincero con tutte le persone di buona volontà che sognano e si spendono per la realizzazione di un mondo inclusivo, accogliente e rispettoso delle differenza; l’amicizia sociale a servizio della vita in abbondanza per tutti.