Ritengo importante ritornare sull’ultima enciclica di Papa Francesco, Fratelli Tutti, perché rischia di essere dimenticata. Invece questo è un testo fondamentale per superare questo momento epocale in cui è in ballo il futuro dell’umanità e del Pianeta. E’ in ballo ormai la sopravvivenza di Homo sapiens, che è diventato Homo demens, per cui il Pianeta non ci sopporta più.
Papa Francesco analizza nel primo capitolo “Le ombre di un mondo chiuso”. Parla di “ guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali, religiosi e tanti soprusi contro la dignità umana.” (25) Non parla tanto della crisi ecologica, tema affrontato nella Laudato Si’. Sottolinea invece molto questo nostro mondo che si chiude a riccio. “Siamo più soli che mai in questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza. Aumentano piuttosto i mercati, dove le persone svolgono il ruolo di consumatori e spettatori.”(12) Ma per questo aumenta sempre più “la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture,con altra gente.”(27) Questo sottende una chiara ideologia “Il ‘si salvi chi può’ si tradurrà rapidamente nel ‘tutti contro tutti’ e questo sarà peggio di una pandemia.”(36) E il risultato di tutto questo si può vedere oggi nel fenomeno migratorio.”I fenomeni migratori suscitano allarme e paure, spesso fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde così una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi.”(39) E purtroppo questo si diffonde anche nelle chiese. “È inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità e questi atteggiamenti, facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede: l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione, e la legge suprema dell’amore fraterno.”(39) Sono solo alcuni aspetti della profonda analisi che Papa Francesco fa del mondo odierno. È chiaro che ci troviamo davanti a un’umanità ferita. Il Papa legge questa situazione dell’umanità ferita alla luce di un’icona biblica: la parabola del Samaritano, un uomo si commuove al vedere un uomo ferito dai briganti, si prende cura di lui e lo porta in un albergo, mentre un sacerdote e un levita passano al largo e non si fermano. “Se estendiamo lo sguardo alla totalità della nostra storia e al mondo nel suo insieme, tutti siamo o siamo stati come questi personaggi: tutti abbiamo qualcosa dell’uomo ferito, qualcosa dei briganti, qualcosa di quelli che passano a distanza e qualcosa del buon samaritano.”(69) In poche parole davanti all’uomo ferito di oggi , ci sono per tutti noi solo quattro possibilità: abbiamo qualcosa dell’uomo ferito o qualcosa dei briganti, o qualcosa di coloro che passano a distanza senza fermarsi e dare una mano o qualcosa del buon samaritano. Noi occidentali dovremmo riconoscerci nei briganti e negli indifferenti davanti al dolore del mondo. Ma non riusciamo ad ammettere questo. Anzi spesso pensiamo di essere i buoni samaritani di turno. Ma la realtà è un’altra, almeno davanti all’immenso grido degli impoveriti che sale fino a noi. Certo anche fra noi occidentali ci sono tante persone buone che si commuovono e danno una mano a chi soffre. Purtroppo spesso questa rimane una carità individuale, ma manca quella ‘carità politica’, come la chiama Papa Francesco. “È carità stare vicino a una persona che soffre, ed è pure carità tutto ciò che si fa, anche senza avere un contatto diretto con quella persona , per modificare le condizioni sociali che provocano la sua sofferenza.”(186) E’ facile per noi fare la carità a chi soffre la fame, ma troviamo difficile impegnarci a cambiare le strutture che producono la fame. Eppure abbiamo davanti a noi strutture economiche-finanziarie, militarizzate che uccidono per fame, guerra, e avvelenano l’ambiente entro cui viviamo. E non ce ne accorgiamo neanche. Noi infatti facciamo parte di un sistema economico-finanziario che permette al 10% della popolazione di consumare, a grande velocità, il 90% dei beni che produciamo. Duemila super-ricchi detengono una ricchezza superiore a quella posseduta da 4,5 miliardi di esseri umani. E 3,8 miliardi di persone devono accontentarsi dell’1% della ricchezza mondiale. Questo vuol dire miseria, fame, morte per miliardi di persone. Infatti due miliardi soffrono per insicurezza alimentare, mentre settecento milioni soffrono la fame. E uccidono per fame almeno venti milioni di persone, mentre i paesi ricchi buttano via un miliardo e quattrocento milioni di tonnellate di cibo buono. Tutto questo produce milioni e milioni di migranti e rifugiati che il mondo ricco non vuole accogliere (vedi Europa, USA, Australia). E per difendersi dagli impoveriti, questo Sistema deve armarsi fino ai denti. Lo scorso anno abbiamo speso a livello mondiale 1.917 miliardi di dollari al minuto. E l’Italia ha investito in armi 27 miliardi di dollari pari a 70 milioni di dollari al giorno. Senza parlare delle armi che produciamo e vendiamo. Tutte queste armi servono a fare guerre da cui milioni di persone sono costrette a fuggire(basti pensare alle guerre in Iraq, Siria, Afghanistan).
E tutto questo Sistema economico-finanziario-militarizzato sta pesando enormemente sull’eco-sistema provocando la grave crisi ambientale che stiamo affrontando. Questo Sistema infatti produce energia bruciando combustibili fossili che emetteno nell’atmosfera miliardi di tonnellate di anidride carbonica creando l’effetto serra. Gli scienziati ci danno dieci anni per salvarci. Da questa crisi ambientale milioni di persone fuggono verso luoghi più abitabili che però non li ospita. E’ il Sistema che soffoca sia i poveri che il Pianeta e ambedue gridano il loro dolore. Davanti a questa realtà noi dobbiamo riconoscerci prima di tutto nella figura dei briganti perché siamo noi ricchi responsabili per i milioni di malcapitati della storia e per la distruzione del Pianeta. (Non possiamo dimenticare che l’1% della popolazione mondiale è responsabile del 50% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera che uccidono otto milioni di persone ogni anno). Noi(i ricchi) possiamo e dobbiamo anche riconoscerci nel sacerdote e nel levita che passano a distanza dall’uomo mezzo morto e non fanno nulla. E’ mai possibile che noi benestanti non ci commuoviamo, come ha fatto il Buon Samaritano, davanti alla sofferenza e morte di milioni e milioni di persone e anche del male che facciamo al Pianeta? Papa Francesco nella sua omelia a Lampedusa ci ha chiesto:”Avete mai pianto, quando avete visto un barcone affondare?” Solo allora ci faremo veramente carico dell’enorme e atroce dolore di questi impoveriti in fuga e daremo loro una mano come ha fatto il ‘Cattivo’ Samaritano(per gli Ebrei i Samaritani erano per definizione cattivi). E non basta – insiste Papa Francesco – il nostro ‘amore individuale’, ci vuole anche il nostro amore politico. E’ questa la rivoluzione culturale che Papa Francesco chiede a tutti gli uomini e donne, di qualsiasi ideologia e fede siano: passare da una “società di soci “ a una “comunità di fratelli”. Fratelli tutti è “un’enciclica sull’amore – commenta Raniero La Valle – perché passare da soci a figli vuol dire passare dalla ricerca dell’utile all’amore senza ragione.” Purtroppo le nostre società sono diventate un modo di produzione: il modo di produzione capitalistico. In questo Sistema noi veniamo usati, finchè serviamo e poi scartati. Quello che Papa Francesco chiede all’umanità è una rivoluzione culturale : cambiare il paradigma dell’umanità diventando una comunità di fratelli. E’ il sogno che tutti possano sedersi alla comune mensa in pari dignità e in profondo rispetto nelle differenze (anzi trovandosi ricchi delle loro differenze!) e condividendo i beni della Terra, nostra casa comune. L’attuale globalizzazione è la negazione di questa visione. “Se una globalizzazione pretende di rendere tutti uguali – afferma Papa Francesco – come se fosse una sfera, questa globalizzazione distrugge la peculiarità di ciascuna persona e ciascun popolo. Questo falso sogno universalistico finisce per privare il mondo della varietà dei suoi colori, della sua bellezza e in definitiva della sua umanità.”(100)
Questa globalizzazione è oggi più liberista che mai. Già nell’enciclica Evangelii gaudium Francesco è stato durissimo:”Questa economia uccide.” E in Fratelli tutti è ancora più duro con questo Sistema economico-finanziario:”Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliono farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti…La fine della storia non è stata tale e le ricette dogmatiche della teoria economica imperante hanno dimostrato di non essere infallibili. La fragilità dei sistemi mondiali di fronte alla pandemia ha evidenziato che non tutto si risolve con la libertà di mercato e che, oltre a riabilitare una politica sana, non sottomessa al dettato della finanza, dobbiamo rimettere la dignità umana al centro e su quel pilastro vanno costruite le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno.”(168) E in un altro passaggio: “Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata , con ci potrà essere la festa della fraternità universale.”(110). Per realizzare la grande festa della fraternità universale, Francesco insiste che tutta l’umanità deve abbandonare la società di soci per diventare una comunità di fratelli. E per arrivare a questo Papa Francesco dice che dobbiamo praticare la carità non solo individuale, ma soprattutto quella politica. L’amore infatti non si esprime solo nei piccoli gesti di amore, “ma anche nelle macro-relazioni:rapporti sociali, economici, politici”(181). Francesco esalta la vera politica, la passione per il bene comune. “Perché un individuo può aiutare una persona bisognosa, ma, quando si unisce ad altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel campo della più vasta carità, perché cerca nel campo della più vasta carità, della carità politica. Ancora una volta invito a rivalutare la politica che è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune.”(180) E il Papa ci dice con altrettanta chiarezza che “ la politica non deve sottomettersi all’economia” (177). Ma aggiungo: soprattutto non deve sottomettersi alla finanza. E il Sogno di Francesco è questo: “Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, se la loro efficienza sarà poco rilevante.”(110)
Per realizzare questo sogno, Francesco rimette in discussione una serie di tabù della proprietà privata, della ‘ guerra giusta’ e della pena di morte. La proprietà privata : “La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata. Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale.” E aggiunge :”Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete che devono riflettersi sul funzionamento della società.”(120)
Francesco ne tira subito due importanti conseguenze:”Lo sviluppo non deve essere orientato all’accumulazione crescente dei pochi, bensì deve assicurare i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti della Nazioni e dei popoli. Il diritto di alcuni alla libertà di impresa o di mercato, non può stare al disopra dei diritti dei popoli e della dignità dei poveri, e neppure al di sopra del rispetto dell’ambiente, poiché chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti.”(122) Papa Francesco applica subito il principio della destinazione comune dei beni al dramma dei migranti, dei rifugiati.
“Ogni paese è anche dello straniero, in quanto i beni di un territorio non devono essere negati a una persona bisognosa che provenga da un altro luogo.”(124)
Il secondo tabù che Francesco rimette in discussione è la teologia della guerra giusta elaborata da S. Agostino e insegnata lungo i secoli, permettendo ai cristiani di partecipare a tante guerre profondamente ingiuste. Oggi con le armi di distruzione di massa, soprattutto nucleari e batteriologiche, lo scenario cambia radicalmente tutto. “Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile ‘guerra giusta’. Mai più la guerra!”(258) E’ un passaggio fondamentale se vogliamo creare una società fraterna. La guerra deve diventare essa stessa un tabù.
Il terzo tabù che viene infranto è quello della pena di morte, inflitta dallo Stato, che anche la Chiesa lungo i secoli ha approvato e anche praticato. “Oggi affermiamo con chiarezza che la pena di morte è inammissibile e che la Chiesa si impegna con determinazione a proporre che sia abolita in tutto il mondo.”(263) E lancia un accorato appello: “Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà. E questo, io lo collego con l’ergastolo…L’ergastolo è una pena di morte nascosta.”(268)
Papa Francesco radicalizza l’insegnamento della Chiesa cattolica su questi tre aspetti fondamentali: la proprietà privata, la ‘guerra giusta’ e la pena di morte, per rendere possibile la costruzione di una società di fratelli. Non sarà un processo né facile né scontato. Ma l’importante, ci ammonisce Francesco, è di “essere capaci di avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri, con la speranza riposta nella forza segreta del bene che si semina.”(196)