Nel capitolo ottavo, Papa Francesco tocca un punto molto importante della Fraternità universale: le religioni. Nella storia umana, le religioni hanno giocato un ruolo molto importante per la crescita del Divino nell’umano, fino alla pienezza dell’Umano.
Egli nota prima di tutto che senza un chiaro riferimento al Fondamento ultimo dell’umanità, alla sua dimensione trascendente, il Dio Padre che Gesù ci ha rivelato, non è possibile dare una base solida alla fraternità umana. L’umanità senza tale base cade in un relativismo totale, in cui tutto può essere messo al posto di Dio, e tutto resta in balia della forza cieca del destino, il fato. Nella storia umana abbiamo visto quante abominevoli brutalità sono state commesse in nome degli dei-idoli creati dall’uomo. E questo vale in particolare per le ideologie atee moderne. Compito urgente per tutte le religioni è ora quello di risvegliare le forze spirituali insite in ogni essere umano, forze che possono rigenerarlo alle dimensioni fondamentali dell’umanità, cioè quelle della misericordia e dell’amore, della verità e della giustizia, e della pace. Non si tratta solo di curare i corpi, ma soprattutto di educare le anime, e questo aiuterà anche la cura dei corpi. La religione deve essere come un ponte fra il Cielo e la Terra, il Trascendente e l’immanente, lo Spirito e la materia, ponte mediante il quale Dio entra nell’umano e l’umano è assunto nel Divino. Questo, come sappiamo, è il cuore del credo cristiano, la fonte della sua identità. Questa non consiste in tante bizzarrie culturali alla moda in questi tempi, ma in uno scendere nelle profondità dello spirito umano, là dove solo Dio abita e in uno sposalizio trascendente crea la vera unità dello Spirito. L’unità cristiana è un’esigenza impellente dell’essere cristiano. Non è cristiano chi si accontenta della propria identità ombelicale, tribale… Essere cristiani significa essere portatori, costruttori, agenti dell’identità universale, premessa necessaria per una autentica fraternità universale. Essere cristiani significa aver scoperto la fraternità universale che è radicata nella paternità universale di Dio che è prima di tutto un Padre universale che ama tutte le sue creature, e che vuole che tutti siano salvi e giungano alla conoscenza della Verità (1 Tim 2, 4). Ecco che allora i due comandamenti dell’amore, ama Dio e ama il tuo prossimo, si uniscono in una armonia universale che parte dalle profondità di Dio e riempie tutto ciò che Egli ha creato, e le creature diventano immagini, riflessi, portatori di tale amore.
A tale scopo occorre rifiutare, respingere ogni violenza. La prima manifestazione della ribellione a Dio è stato il fratricidio di Caino che non ha più riconosciuto suo fratello e lo ha ucciso per prendere il suo privilegio. L’affermazione che le religioni non incitano alla guerra deve essere in qualche modo completata confrontandola con la storia concreta di esse. La storia reale mostra che in realtà tutte le religioni hanno partecipato alle guerre storiche dei popoli. In molti casi sono state anche le fonti ispiranti di tali imprese storiche. Occorre ora che ogni religione e ogni ideologia riconosca e confessi la responsabilità storica della propria violenza, la condanni e se ne penta. Non si può ora entrare in un dialogo serio con le altre religioni se non si purifica prima la propria memoria storica con il riconoscere la propria violenza storica, confessandola, condannandola e rifiutandola, come ha fatto Papa Giovanni Paolo II nell’anno 2000, anno del Giubileo, con la Chiesa Cattolica. Questo è stato veramente un gesto profetico per il superamento di molti silenzi ambigui.