Il Segretariato Generale della Missione ha promosso nei mesi da marzo a maggio un gruppo di lettura per una riflessione critica sul rapporto tra missione e modernità.

Il sinodo per l’Amazzonia ha riportato la questione dell’inculturazione al centro dell’attenzione evangelizzatrice. Partendo dal riconoscimento della presenza dello Spirito e dei semi del Verbo nelle tradizioni culturali e spirituali dei popoli indigeni, sogna un dialogo interculturale con il Vangelo che porti ad un incontro personale con il Risorto e a un’ecologia integrale.

La riflessione sull’inculturazione non è nuova in un continente come l’Africa. Tuttavia, Paul Gifford, in Christianity, Development and Modernity in Africa (2015), rileva come tale riflessione generalmente “non si occupi della visione sacrale del mondo delle forze spirituali e della causalità spirituale, che a prima vista potrebbe essere considerata il primo requisito dell’inculturazione”.

In gioco c’è l’incontro o il mancato incontro tra visioni del mondo diverse, quella tradizionale e quella moderna, che ha una diversa percezione della causalità della realtà, interpretata secondo la mentalità scientifica. Di conseguenza, ci sarà anche una diversa interpretazione del male e del modo di affrontarlo.

Gifford presenta un’analisi approfondita del panorama cristiano in Africa. Problematizza il rapporto che diverse sensibilità cristiane hanno con la percezione “mistica” della realtà, sia dal punto di vista della fede che da quello delle conseguenze sociali ed economiche. Un quadro che invita ad una riflessione sul dialogo e “sull’interculturazione” della fede. Il Segretariato della Missione ha promosso un percorso di lettura e approfondimento del testo di Gifford, con una modalità di gruppo di studioautogestito, a cui hanno partecipato confratelli dalle tre comunità presenti nella casa di via Lilio. Riportiamo qui un articolo che ripercorre le riflessioni condivise lungo questo percorso.

Sintesi del gruppo di studio

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